Seleziona la lingua

Italian

Down Icon

Seleziona Paese

Italy

Down Icon

La Consulta boccia la legge anti sindaci in Puglia: “Irragionevole e sproporzionata”

La Consulta boccia la legge anti sindaci in Puglia: “Irragionevole e sproporzionata”

“Irragionevole, sproporzionata e lesiva del diritto di elettorato passivo”. Così la Corte costituzionale boccia la legge pugliese antisindaci. “Accolgo con entusiasmo e soddisfazione, a nome di tutti i sindaci pugliesi, questa sentenza che ci dà pienamente ragione, sul terreno giuridico e sostanziale”, commenta Fiorenza Pascazio, presidente regionale dell’Anci.

La legge pugliese, soprannominata"anti-sindacì" prevedeva le dimissioni dei primi cittadini che intendono candidarsi alle regionali, 180 giorni prima della fine della legislatura. La Corte ha ritenuto che tale disciplina fosse "in violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione".

"La sproporzione - ha osservato la Corte - deriva innanzi tutto dalla notevole anticipazione del termine stabilito dal legislatore regionale rispetto al giorno fissato per la presentazione delle candidature, mentre altre normative regionali prevedono termini molto più contenuti. La sproporzione della norma deriva anche dal fatto che essa si applica indistintamente a tutti i sindaci, mentre altre leggi regionali limitano l'ineleggibilità ai sindaci di comuni con popolazione superiore a certe soglie".

“La norma del consiglio regionale, come stabilisce la corte, è appunto, come abbiamo sempre sostenuto, irragionevole. Viola il principio di uguaglianza – riflette Pascazio - E dimostra che quel tentativo messo in atto dai consiglieri regionali a dicembre, con quelle modalità, era un modo becero di salvaguardare la propria posizione. Fino all’ultimo, abbiamo cercato di convincerli di tornare sui loro passi. Ma abbiamo ricevuto solo disponibilità molto generiche. Solo la Corte avrebbe potuto sanare una violazione così grave del principio di uguaglianza”.

Interviene anche Vito Leccese, sindaco di Bari: "Giù le mani dai sindaci. Lo abbiamo detto dal minuto dopo l’approvazione di quell’emendamento presentato che altro non era che un tentativo disperato di impedire, di fatto, agli amministratori locali di competere ad armi pari alle elezioni regionali e la Corte Costituzionale oggi lo ha ribadito, mettendo un pietra tombale su questa indecorosa pagina istituzionale – dichiara Leccese, promotore di una serie di iniziative contro la norma - Sono passati diversi mesi dall’approvazione dell’emendamento e da più parti si sono levate voci per denunciare l’incostituzionalità di questa norma, in quanto lesiva dei diritti dei sindaci, alla pari dei cittadini italiani, a cui l’art. 51 dalla Costituzione riconosce la piena libertà di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza e sulla base dei soli requisiti di legge. Ma in questo tempo il Consiglio regionale non ha trovato né la voglia né la maggioranza per abrogarla. Oggi ci ha pensato la Corte costituzionale che di fatto ha sancito il fallimento di questo tentativo, piuttosto maldestro, di alterare il gioco eliminando per legge gli avversari potenzialmente più scomodi, quelli più vicini alle comunità degli elettori".

La Repubblica

La Repubblica

Notizie simili

Tutte le notizie
Animated ArrowAnimated ArrowAnimated Arrow